Ancora fermo il motore russo per il settore bambino Made in Italy.
I dati dei primi 9 mesi del 2015, relativi alle esportazioni del segmento bebè (0-3 anni), l’unico che l’ISTAT rileva separatamente dall’export aggregato di abbigliamento adulti, indicano come il mercato russo abbia per il momento abdicato al ruolo trainante avuto almeno negli ultimi 5 anni. La Russia passa infatti dal primo al sesto posto in termini di valore esportato, con un calo del 40 %. Sistema Moda Italia stima che il segmento junior (4-12 anni) abbia registrato in Russia un calo tra il 40 e il 45%. Fino al 2014 la Russia aveva la leadership in valore, forte del fatto di essere stata la destinazione favorita del childrenswear di lusso. Una simile discesa indica come il childrenswear nazionale sia uno dei settori maggiormente colpiti dalla crisi che attanaglia Mosca da almeno un paio d’anni. E rivela quale sia il pericolo-Paese per un’industria che concentri in modo eccessivo, su un solo mercato, le proprie opportunità di sviluppo. (…) Prima o poi un mercato come la Russia si riprenderà e continuerà a rivolgersi all’Italia come fornitore privilegiato di moda. Una compensazione è avvenuta sui mercati “domestici”, quelli europei. L’andamento extra-UE è stato fortemente negativo e rappresenta quote minime sul totale. Aree chiave come USA e Giappone restano marginali. La Cina non è neppure rilevata. Dal punto di vista strutturale si può pensare che il childrenswear italiano abbia comunque davanti a sé ancora importanti opportunità di sviluppo, a condizione però di riuscire a fare un salto dimensionale. In questo settore, fatto generalmente di piccole imprese, appare quanto mai necessario intraprendere la strada delle aggregazioni e partnership per poter giocare ancora da protagonisti nello scenario globale. David Pambianco (PambiancoMagazine 21.01.16)