L’azienda di Carpi continua a puntare sulla crescita della rete di negozi, con un’attenzione particolare al vecchio continente. “Contiamo di avere spazi sempre più grandi in Italia”.
Come in un grande risiko della moda, Liu Jo continua a espandersi. Nei prossimi mesi vuole aprire sette nuovi negozi monomarca tutti all’estero, tre dei quali, quelli di Andorra, Doha e Voronezh, in franchising. Entro fine anno inaugurerà il secondo store di Londra in King’s Road. “E poi – racconta il vice presidente e head of style, Marco Marchi – vogliamo mettere una decina di nostri corner in alcuni grandi magazzini tra i quali El Corte Inglès De Gaia, in Portogallo, Helium Boutique, in Francia. Siamo anche intenzionati a portarne di nuovi in Russia, Ucraina, Italia e Corea”.
L’azienda di Carpi di recente ha anche chiuso un importante accordo con il department store Printemps. Ed è percorrendo la strada verso i mercati stranieri che intende crescere, aumentando la propria quota di export, che per adesso vale appena il 35% del giro d’affari. “Vogliamo arrivare quota 50%, soprattutto consolidandoci in Europa, perché qui è concentrato il 27% della ricchezza mondiale, commenta il vice-presidente – i mercati sui quali stiamo investendo di più sono: Francia, Spagna, Russia e Olanda”.
Le strategie seguite fino a questo momento da Liu Jo, un fatturato di 307 milioni di euro e un ebitda del 16% nel 2015, l’hanno portata ad avere oggi una rete distributiva che tra Italia ed estero conta già 57 negozi di proprietà, 162 in franchising, 120 corner. Inoltre i suoi prodotti sono venduti in circa 5000 negozi multipara: Certo il canale wholesale vale ancora il 70% dei ricavi. “Ma è con decisione che stiamo puntando a sviluppare la parte retail” afferma Marchi. Anche in Italia. Nel Bel Paese questo brand . fondato a metà degli anni ’90 da Marco marchi e dal fratello Vannis, intende puntare su negozi dalle posizioni più centrali, aumentandone le superfici. Così la famiglia Marchi vuole portare al loro interno più articoli: dagli accessori all’abbigliamento. La grandezza del punto vendita migliora gli affari. Oggi vanno bene negozi come quelli di Milano, Roma, Napoli. “Siamo molto contenti anche dei risultati di Firenze”, ricorda l’imprenditore, che continua a lanciare nuovi prodotti che strizzano l’occhio al mondo femminile e promettono alle ragazze forme più sensuali, grazie a jeans che contengono i “rotoloni” ed esaltano la silhouette.
“L’ultimo nato in casa nostra è l’Amazing Fit” afferma Marchi: Si tratta di un bottom up che utilizza un’innovativa fibra bi-stretch, elasticizzata sia nella trama sia nell’ordito. “Da quando l’abbiamo lanciato – ricorda – stiamo registrando un boom di vendite, maggiore ad altri capi lanciati in passato, anche grazie ad un battage intenso per raccontarne la qualità”. La jeanseria, anche se un segmento importante, è solo una parte della produzione di Liu Jo, che vende anche borse, scarpe, accessori di varia natura. La maggior parte degli articoli di questo marchio sono comunque destinati alla donna. “Abbiamo però anche una linea dedicata al mondo bambino – prosegue l’imprenditore – E da qualche anno abbiamo dato in licenza ad una azienda napoletana la linea Liu Jo uomo. La società ha noi come unico committente e, nata appena due anni fa, fattura 45 milioni di euro”.
Complessivamente Liu Jo realizza 7 milioni di prodotti all’anno rivolgendosi, per la loro realizzazione,a terzi. I modelli vengono invece disegnati all’interno dell’ufficio stile nel quartier generale di carpi. “Il 60% della produzione è concentrata nel bacino del mediterraneo – conclude l’imprenditore – poi qualcosa viene fatto in Cina e in altri Paesi”. (Stefania Aoi)
La Repubblica Affari e Finanza, 10 ottobre 2016