Ci assicura dunque Jenner Meletti su Repubblica del 9 marzo – e non poteva che essere un giornalista di Carpi a fare la scoperta – che la rarefazione e lo scadimento di qualità dei gelsi in Cina per effetto dell’inquinamento sta rilanciando l’allevamento dei bachi da seta. Il cui prezioso filato, ricavato dal bozzolo, da noi ha qualità migliore e, grazie alle mutate condizioni di mercato, è diventato competitivo. Ne consegue un ritorno – soprattutto in Veneto – delle filande, leggendari luoghi di lavoro e sofferenza delle operaie nell’Ottocento, oggi trasformate in moderni opifici. Se si pensa che i “mori” del famoso Salone in Castello erano il nome locale dei bruchi che si cibavano delle foglie di gelso appese per secoli nel vasto ambiente, la notizia acquista un valore simbolico, per il nostro tessile. Quello del non dimenticare mai il saper fare di una volta, la cultura e i contenuti del lavoro trasmessi dalle tradizioni e finiti per qualche accidente fuori mercato. Perché prima o poi ritornano d’attualità. E sotto il segno di una qualità superiore che qualcuno, nel mondo, sarà sempre disposto a pagare.
L’attualità della qualità
Anno di pubblicazione: 2015